Un buon vino ha la capacità di trasmettere, grazie ai suoi sapori caratteristici, la storia della terra in cui viene prodotto. La lavorazione del vino è un processo complesso e delicato, che richiede tempo e dedizione e che si concentra principalmente sul mantenimento delle qualità del luogo d’appartenenza: la terra di provenienza emerge sempre nei vini che decidiamo di assaporare, soprattutto quando parliamo del territorio romagnolo.
I vini di Romagna nascono infatti in una terra operosa, ricca di persone che vogliono tramandare la cultura della vite di padre in figlio, mantenendo di conseguenza attività principalmente familiari.
La regione Emilia-Romagna possiede una superficie vitata superiore a 50mila ettari, che ricopre tutto il territorio in maniera uniforme, da Piacenza a Rimini.
La struttura geologica del territorio romagnolo è fondamentale nella produzione del vino: i terreni collinari del nostro Appennino sono composti da un bilanciamento perfetto di argilla, limo e calcare, fondamentali soprattutto per la produzione di vini rossi di qualità.
La vite infatti non richiede terreni particolarmente fertili: le caratteristiche del terreno più importanti per la sua coltivazione riguardano piuttosto il drenaggio, che permette alla pianta di non rimanere troppo a contatto con l’acqua e i sali minerali.
Un terreno come quello presente nella superficie romagnola quindi riesce ad assorbire l’acqua, cedendola gradualmente alle radici, grazie alla presenza dell’argilla, responsabile inoltre della sua compattezza e plasticità.
I terreni calcareo-argillosi come quelli che caratterizzano il territorio romagnolo danno vita a vini di grande qualità.
Le zone di produzione più importanti dei vini romagnoli si suddividono tra le province di Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena e il circondario di Imola, e le loro terre danno vita a prodotti rinomati ovunque, primo tra tutti il Sangiovese, considerato il Re dei vini romagnoli.
Dietro allo stesso appellativo del Sangiovese si sprecano storie e leggende: secondo alcuni il nome deriverebbe dal Sanctus Giove, il Dio dei Romani, mentre per altri è da ricondurre a Sanguis Jovis, il sangue di Giove, nome dato dai monaci cappuccini di un convento sul Monte Giove, proprio a Santarcangelo di Romagna.
Indipendentemente dalla storia, quello che sappiamo noi è che il Sangiovese è oggi il vitigno a bacca rossa più coltivato d’Italia, rappresentando un vanto non solo all’interno della nostra penisola ma anche all’estero.
Tenute d’Italia tenta ci consolidare sempre di più il rapporto indissolubile tra cultura e vino, trasformando il prodotto finale in una congiunzione perfetta di questi due “ingredienti”.
Il segreto è quello di sfruttare completamente le caratteristiche uniche nel territorio romagnolo, rendendo i vini impossibili da emulare: basti pensare alla Tenuta Santerno, capace di sfruttare una storia geologica straordinaria caratterizzata dalla presenza della Vena di Gesso Romagnola, l’elemento più distintivo della valle omonima.
Tenuta Santerno è solo uno dei brand di riferimento di Tenute d’Italia: ogni tenuta è caratterizzata da una vera e propria venerazione per la cultura del territorio, grazie alla quale i vini che vengono offerti riescono a mantenere quel gusto tradizionale che li contraddistingue.
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