FRIZZANTE VS SPUMANTE: COSA SI NASCONDE DIETRO A DUE TIPOLOGIE DI VINI FORTEMENTE RICHIESTE NEL PERIODO ESTIVO?

16 Maggio 2022
produzione

Quante volte “la bollicina” ha allietato momenti felici, a volte indimenticabili della nostra vita!

Ma cosa si nasconde dietro la produzione di queste due tipologie di vini, normalmente così amati dal pubblico femminile, e indiscussi protagonisti dei nostri aperitivi e del periodo estivo?

Quale è la differenza tra un Vino Frizzante e uno Spumante?

All’estero entrambe le tipologie vengono racchiuse sotto l’unica dicitura “sparkling wine”, ma tra i due esiste una basica differenza tecnica di produzione della così detta “bollicina”, differenza che, come produttori, riteniamo sia importante trasmettervi.

Parliamo intanto della quantità di anidrite carbonica presente in uno e nell’altro.

Nel vino Frizzante la “bollicina” sarà più debole che nello Spumante, in quanto, secondo il disciplinare stabilito dall’Unione Europea, deve presentare una pressione massima di 2,5 bar, al contrario dello Spumante la cui pressione minima è stabilita nell’ordine delle 3 bar (anche se normalmente la pressione media per gli spumanti varia tra 4 e 5 bar).

Forse ti chiederai: Ma come si ottiene la giusta pressione? In due modi:

  • In modo ARTIFICIALE: facendo un’aggiunta di anidride carbonica direttamente nella cisterna d’acciaio dove è stoccato il vino. Cosa importante è che in tal caso è obbligatoria la dicitura “addizionato di anidride carbonica” sull’etichetta delle bottiglie. Per questo vi consigliamo di leggere attentamente le etichette delle bottiglie: potete identificare informazioni importanti che vi permettono di fare una reale comparazione Qualità-Prezzo del prodotto.
  • In modo NATURALE: agendo sulla naturale fermentazione del vino.

Concentriamoci su quest’ultimo metodo. Come avviene il processo Naturale di effervescenza del vino?

Spiegandolo in maniera semplice, possiamo dire che il vino frizzante naturale si ottiene a seguito di una prima fermentazione nella quale gli zuccheri presenti nel mosto si trasformano in alcol e inducono lo sviluppo di anidride carbonica. La presenza della corretta quantità di zuccheri incide sulla formazione della corretta effervescenza.

Poi, dopo una prima fermentazione, si può procedere ad una rifermentazione che può avvenire principalmente secondo due metodi storici di cui avrete sentito parlare:

  • Metodo “Charmat” (idealizzato dal suo inventore Federico Martinotti nel 1895, ma brevettato dal francese Eugéne Charmat circa 15 anni dopo): prevede una seconda fermentazione in vasche isobariche in acciaio inox a temperatura controllata;
  • Metodo “Classico” (o metodo “Champenoise”, chiaro riferimento alla regione francese conosciuta come Champagne, dove è nato questo metodo e famosa per il vino frizzante che porta il suo nome): prevede una seconda fermentazione direttamente in bottiglia secondo un processo ben definito in ogni sua fase.

Ora, senza soffermarci troppo sugli aspetti tecnici (che magari affronteremo in uno specifico articolo), gli Spumanti, che dicevamo si differenziano dal vino Frizzante perché presentano una pressione minima di 3 atmosfere, vengono prodotti con entrambi i metodi di “spumantizzazione” naturali sopra indicati.

Molti winelover che conoscono il delicato e lungo processo del metodo “Classico” spesso si chiedono: “Uno Spumante creato col metodo “Classico” è meglio di uno realizzato col metodo “Charmat”?”

No. Al di là del marketing che si vuol fare al riguardo, non si tratta di meglio o peggio. La scelta di una tecnica di spumantizzazione piuttosto dell’altra dipende da molteplici fattori. Molto dipenderà dal vitigno che si produce, dalla tipologia di vino che si vuole creare e dal mercato di vendita a cui è destinato.

In relazione al vitigno, ci sono alcuni vini come lo Chardonnay, il Pinot Bianco, Grigio e Nero, alcune tipologie di Lambrusco, dove il produttore cerca di esaltare la delicatezza e la complessità aromatica per via dello sviluppo di aromi secondari dati dalla rifermentazione e di aromi terziari sviluppati mantenendo il vino sui propri lieviti attraverso il metodo “Classico”. D’altra parte, ci sono vini come il Pignoletto o il Trebbiano dove si vuole preservare la freschezza aromatica e gli aromi varietali e per questo si preferisce fargli fare una rifermentazione in vasche di Inox per mantenere questi aromi primari.    

In relazione al mercato, la rifermentazione di un vino comporta alti costi per i produttori, costi dovuti all’utilizzo di lieviti e zuccheri, che, secondo la normativa UE, possono essere unicamente da mosto d'uva, mosto d'uva parzialmente fermentato, mosto concentrato e mosto concentrato rettificato. Pertanto, la scelta della tecnica di rifermentazione dovrà considerare i costi di produzione e la capacità spendente dei mercati ai quali destinare i vini e di conseguenza, alla fine dei conti, determinerà la tipologia e la qualità del prodotto.

In Italia abbiamo sia vini Frizzanti d’eccellenza che vini Spumanti che non hanno nulla da invidiare ai competitor d’Oltralpe.

Tu quale “bollicina” sceglierai?

 

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